mercoledì 31 gennaio 2018

Sei proprio tu, papà? (Terza parte)




Finito di pranzare e predisposti gli impegni pomeridiani, Falco d'argento si avviò di nuovo verso l'infermeria. Trovò i tre ragazzi addormentati, mentre Zebra faceva l'inventario di ciò che gli occorreva. Vedendo il Generale lo invitò a restare, mentre lui si recava a procurarsi alcune cose che gli sarebbero potute servire. Falco d'argento sedette nuovamente accanto al letto del figlio, osservandolo in silenzio. Ripensò ai discorsi fatti durante il pranzo, cercando di capire per quale motivo le madri avessero mentito ai ragazzi. Sentì Falco lamentarsi nel sonno, gli pose una mano sulla fronte e sentì che era molto caldo. Sospirò e si sentì assalire da una profonda angoscia. Restò seduto a lungo vicino al figlio, senza il coraggio di allontanarsi. Zebra non era presente e se uno dei ragazzi si fosse sentito male era preferibile che ci fosse qualcuno. 
Quando il curatore tornò, circa un'ora dopo, trovò il generale seduto con la testa nascosta fra le mani, talmente assorto nei suoi pensieri da non rendersi conto di non essere più solo. Gli pose delicatamente una mano sulla spalla per farlo accorgere della sua presenza. 
- Questo suo sconforto è dovuto alle condizioni del ragazzo o al fatto che sia “orfano” di padre, Signore? -
Falco d'argento si alzò.
- Nessuno sconforto, Zebra, stavo solo riposando! –
- Certo… - rispose il curatore.
Chiuse la porta dell'infermeria in modo da non essere disturbato e tornò ad avvicinarsi a Falco d'argento. 
- Signore, con tutto il dovuto rispetto, l’ho vista nascere, crescere, cadere, rialzarsi e comandare. Ho curato le Sue ginocchia sbucciate quando aveva l’età di questi ragazzi e le Sue ossa rotte quando si è riguadagnato il rispetto di tutta Bosco oscuro, cosa non facile viste le premesse. Ho ascoltato i Suoi sfoghi e i Suoi dispiaceri. So bene quali siano i Suoi sentimenti. La parte dello spietato Generale, cinico e insensibile, dovrà recitarla con qualcun altro, sono spiacente.
Falco d’argento si rilassò. Sapeva bene di poter contare su Zebra, si era confidato molte volte con lui da giovane e il curatore non aveva mai tradito la sua fiducia.
- Sai che potrei farti uccidere per questa tua sfrontataggine, Zebra? –
- Correrò il rischio, Signore, se questo potrà aiutarla a rasserenarsi.
Falco d’argento torno a sedersi. Respirò profondamente e chiuse gli occhi per calmarsi. 
- Non mi aspettavo che accadesse una cosa simile, Zebra. Ha rischiato di morire e, forse, lo rischia ancora. –
- Su questo posso rassicurarla subito, Signore. Il ragazzo si sta avviando verso la guarigione. Non lo avrei fatto alzare, altrimenti. Non nego di esserne rimasto incredibilmente sorpreso. Questo giovanotto è molto più robusto di qualsiasi ragazzo di Bosco oscuro della sua età e ha una capacità di recupero incredibile. –
- Come sua madre! Uno scudo eccezionale, quella donna.
Zebra vide lo sguardo del Generale farsi languido. 
- È ancora molto legato a lei, non è vero?
Falco d’argento si mise a ripensare a Gazzella e a 15 anni prima, sul Lago delle Fate. 
- E pensare che all'inizio era solo un'attrazione fisica… non avrei mai creduto di poter finire così. Volevo solo divertirmi un po’, non certo metterci su famiglia. Quella donna era una sfida, talmente ribelle e aggressiva da rivelarsi irraggiungibile... –
- E quindi eccitante. – Concluse Zebra.
- Già! - Sospirò Falco d’argento.
- E poi cos’è cambiato? –
- Quella notte stessa, quando riuscii a possederla, qualcosa in lei cambiò. Si mostrò dolce e timida, quasi fragile. Capii che tutto quello che aveva mostrato fino a quel momento era solo una facciata. Sembrava che cercasse protezione, per quanto assurdo potesse sembrare. –
- In effetti… -
- Non fraintendermi, era pur sempre una furia scatenata, testarda e con la testa più dura del granito, ma diversa.
Zebra sorrise.
- Forse è per questo che cercava un uomo più forte di lei? Per sentirsi protetta e poter essere sé stessa almeno in intimità. –
- Non so dirtelo. In ogni caso, quando ho provato quella sensazione, non me la sono più sentita di lasciarla. Ho capito che volevo solo restarle accanto. – Sospirò, ridendo di sé stesso. – Il resto lo sai. –
- È davvero sicuro, Signore, di non aver provato questi sentimenti già da prima e averne unicamente preso consapevolezza in quel momento? –
- Gazzella era senza dubbio divenuta un’ossessione, non lo nego, ma… -
Sentì uno dei ragazzi agitarsi e si zittì. 
- Sarà meglio continuare il discorso in un altro momento – disse.
Uscì dall’infermeria e lasciò Zebra al suo lavoro.
Quella sera i ragazzini furono nuovamente accompagnati nell'area dei pasti. Parlarono poco, ma mangiarono tutti e tre voracemente. Quando ebbero finito, Falco pellegrino chiese di poter parlare e, una volta accordato il permesso, domandò se e quando gli sarebbe stato concesso di tornare a casa.
- Hai paura di restare qui? – chiese Falco d’argento.
- No, Signore, ma non è questo il nostro posto. – 
- Perché no? Avete sangue di Bosco oscuro nelle vene esattamente nella stessa percentuale di quello di Piccolo bosco delle Ninfe, non c'è proprio alcun motivo per cui non dovreste fermarvi.
Il ragazzo tacque preoccupato, ma Falco d'argento lo rassicurò.
- Non temere, non appena sarete guariti potrete tornare a casa. –
- E quanto ci vorrà? – chiese Aquila. Sentendosi osservata la ragazza arrossì violentemente e si affrettò ad aggiungere: - sapete, le nostre madri saranno molto preoccupate. -
- Oh, se è solo questo a preoccuparvi, rimediamo subito. Ho giusto qualche parolina da riferire a qualcuno che conoscete.
Falco d'argento si concentrò e dopo qualche secondo di silenzio disse:
- Vieni a Bosco oscuro. Subito! Ho qualcosa da dirti.
Un attimo dopo, in un mulinello d'aria comparve Zephyr.
- Nove anni lontano non ti hanno cambiato per niente! Si può sapere cosa vuoi all’ora di cena, razza di rompiscatole? –
Alla sua vista, tutti i membri di Bosco oscuro si innervosirono, cominciando a bisbigliare concitatamente, mentre i tre ragazzini furono colti dall'entusiasmo. 
- Zio Zephyr, sei proprio tu? –
- Eh? - l'elementale dell'aria li vide. – E voi cosa ci fate qui?
- Oh, un piccolo incidente. Rinoceronte li ha scambiati per dei bersagli mobili e li ha feriti. Fortunatamente invece di ucciderli ha pensato di chiedere la mia opinione. – Rispose sardonico Falco d’argento.
- Strano! – esclamò Zephyr.
- Oh, c'è qualcosa di molto più strano in questa storia… - gli occhi del generale erano ridotti a due fessure mentre guardava l'amico con ira repressa. – 
- Ovvero? – 
- Te lo dirò in privato! Intanto saresti così gentile da comunicare alle loro madri che i ragazzi sono qui, al sicuro? –
- Siccome Golden hawk, nove anni fa, non è riuscito ad ammazzarmi, hai deciso che debbano farlo ora Gazzella e le altre? –
- Cosa c'entra Golden hawk? – Falco d’argento cadde dalle nuvole e Zephyr sorrise. 
- Ero certo che non ne sapessi nulla. In ogni caso, scordatelo! Come hai chiamato me telepaticamente, comunicalo a loro. “Ambasciator non porta pena” non è un detto valido con quelle tre arpie. –
- Non mi risulta che Horse sia molto più docile. – Rispose Dragoon scocciato.
- Non ti risulta nemmeno che sia trapassata nove anni fa insieme a mio figlio, eppure è successo.
Falco d’argento, Dragoon e Golden eagle lo guardarono ad occhi sbarrati. 
- Cosa hai detto? – chiese Falco d’argento.
- Golden hawk mi ha fatto visita la notte in cui… - Si bloccò, guardò i ragazzi e concluse – la notte in cui. –
- Ma di che diamine stai parlando? Golden hawk non può entrare a Piccolo bosco delle Ninfe! –
- Ha trovato il modo di farlo.
Tutte e tre le sentinelle si misero a sedere. Falco d'argento diede un pugno contro un masso accanto a lui. 
- Dannazione Zephyr, non ne sapevo nulla. Io… -
- Tu non c’entri, Falcorn. Ho corso un rischio e l’ho pagato.
Il giovane Falco pellegrino saltò malamente in piedi.
- Hai detto “Falcorn”, zio Zephyr? –
- Oh, oh! – Zephyr si morse il labbro. – No, no, ho detto… che ho detto? -
- Non guardare noi, Zephyr. I morti non parlano. – Dragoon sollevò le braccia in segno di resa.
- Non parlano, però a quanto pare stanno al comando di un intero Bosco. – Silver hawk lo sottolineò con una soddisfazione crudele, volendo fare del male nel profondo ai giovani ibridi. 
- E va bene, giù il sipario.- Falco d’argento guardò Zephyr mentre si dava una manata sulla fronte. – Non credo tu possa inventare altre scuse, a questo punto, Zephyr, a meno che non li ritieni totalmente stupidi.
Zephyr scosse la testa. 
- Tu sei… - le parole morirono in gola a Falco pellegrino mentre, barcollante, tentava di avvicinarsi al generale. 
- Falco d’argento, Generale di Bosco oscuro e tuo padre. – 
L'espressione del ragazzino si riempì di rabbia, mentre dal suo corpo prese a scaturire un'impressionante energia fredda. 
- Ho la sensazione che non l’abbia presa bene… - 
- Tu dici Zephyr? Il tuo intuito è sconvolgente… - Falco d'argento tentò di avvicinarsi al figlio per calmarlo ma, appena lo sfiorò, questo gli gridò contro a squarciagola.
- NON MI TOCCARE! –
- Ohi, ohi! – Zephyr lo guardò allarmato.
L’energia prodotta dal ragazzo scaturì in una forte onda d’urto che si diramò tutto intorno, ghiacciando le superfici incontrate. Ripreso il controllo, Falco corse via. Falco d’argento tentò di andargli dietro, ma Zephyr lo fermò.
- No! –
- Perché? –
- Perché, se lo conosco, è meglio lasciarlo andare. Nelle sue condizioni non si allontanerà molto, comunque. –
- Le sue condizioni? Devo dire che mi sembra si sia ripreso… - il generale indicò il caos lasciato dal ragazzo, ma Zephyr rise.
- Se lo avessi visto arrabbiato quando era in forma non la penseresti così. È proprio figlio tuo! -
Dragone e Aquila si avvicinarono a Zephyr e Falco d’argento; quest’ultimo non disse nulla, ma gli indicò Golden eagle e Dragoon. I due sorrisero e gli si avvicinarono.
- Posso toccarti o rischio che si scateni un terremoto? – chiese Dragoon al figlio.
- Sei davvero tu? Sei mio padre?
Dragoon annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa,  ma venne distratto da Golden eagle che per poco non gli cadde addosso quando la figlia gli si lanciò contro per abbracciarlo.
- Da un eccesso all’altro. – disse. 
L’elementale del fuoco sorrise imbarazzato, con la figlia stretta a lui, senza nessuna intenzione di mollare la presa.
- Be’, si dice che le donne siano più sensibili, no? Cos’è che dovrei fare, ora? – 
- Sai,  Golden eagle, credo che lei gradirebbe molto se tu rispondessi all’abbraccio. – disse Zephyr beffardo. 
Sebbene con un certo imbarazzo, l’elementale del fuoco cinse a sé la ragazza. Le sentinelle di Bosco oscuro osservavano la scena con la stessa espressione di chi sta per vomitare. Con una certa sorpresa, il padre di Aquila si rese conto che, in fin dei conti, quella situazione gli risultava abbastanza piacevole, mentre la ragazzina si stringeva a lui ancora più forte. D’improvviso la sentì tremare.
- Cosa ti succede? Perché tremi, adesso?
La ragazza nascose il viso nel petto del padre, che sentì la maglia divenire calda e umida in quel punto. 
- Ehi, piccola… -
- Mi sei mancato tanto, papà!
Come un fulmine a ciel sereno, quell'esternazione della ragazza lo colpì nel profondo. Golden eagle crollò in ginocchio insieme alla figlia, abbracciandola più forte di quanto non stesse facendo lei e più di quanto lui stesso avrebbe mai immaginato. Avrebbe voluto risponderle, ma forse la sua natura di sentinella di Bosco oscuro glielo impedì.
Dragoon mise un braccio intorno alle spalle del figlio, intento a guardare l’amica. Il ragazzino si accostò con la testa al suo torace e chiuse gli occhi,  respirando lentamente. Entrambi rimasero in silenzio. Solo quando si fu scostato, il padre gli parlò.
- Tu che lo conosci bene, sai dirmi perché Falco pellegrino ha reagito così? –
- Non lo so, mi dispiace. – 
- Non importa, tranquillo. –
- Piuttosto sarà il caso che qualcuno vada a cercarlo. – osservò Golden eagle, con ancora Aquila avvinghiata addosso.
Dragone scosse la testa. 
- Zio Zephyr ha ragione. Quando è così è meglio lasciarlo stare. Ritornerà da solo appena se la sentirà. –
- Ma in quelle condizioni potrebbe sentirsi male e non riuscire a tornare. – osservò Falco d'argento. 
Il giovane ariete scosse la testa di nuovo.
- No, non Falco. Finché si regge sulle sue gambe non corre questo rischio. –
- Finché si regge sulle gambe, appunto! – 
Zephyr si mise a ridere.
- Non fare il padre apprensivo Falcorn. Dragone ha ragione. Con quella piccola peste non c'è pericolo, soprattutto finché ha addosso quell’umore. Adesso terrebbe lontani anche i distruttori. –
- Non sono affatto apprensivo, solo non mi convince il fatto di lasciarlo solo, soprattutto poco dopo aver subito un trauma come quello. –
- Be’, immagino che ritrovare suo padre vivo dopo nove anni che lo ha pianto sia stata una bella botta, ma non mi preoccuperei più di tanto. –
- Per quanto riguarda questa storia, la colpa è solo tua che hai permesso che gli mentissero. Io, comunque, mi riferivo all'attacco di Rinoceronte. –
- Ah. Be’, se la tua paura è solo quella puoi stare tranquillo. A Piccolo bosco delle Ninfe avrebbe già ripreso ad allenarsi. È degno figlio di sua madre, quel ragazzino. Ha la pellaccia coriacea e la testa dura come il granito; in ogni senso!
- Se è testardo come sua madre posso comprendere la sua reazione.
Falco d'argento scosse la testa e si rassegnò ad attendere che il figlio si decidesse a tornare da solo e, sebbene lo avrebbe negato fino alla morte, il pensiero gli causava una pesante angoscia.


Falco Pellegrino era poco lontano. Sfogava la sua rabbia dando forti pugni a dei grossi massi, incurante del dolore fisico che provava ancora. Si fermò sentendo un rumore e si pose in assetto da difesa.
- Chi va là? –
Non ricevendo risposta si diresse verso la sorgente del rumore. Scostò i rami di alcuni cespugli e sorprese la stessa giovane della mattina, che lo osservava. Trovandoselo davanti la ragazza corse via di nuovo. Cercò di chiamarla ma lei non si fermò.
- Ma che strana. – Pensò.
Si girò di scatto sentendo qualcuno dietro di lui e vide Black panther. La donna si scusò per averlo disturbato.
- Cercavo mia figlia. – disse. 
- Se è una ragazza con i capelli lunghi che ha più o meno la mia età, è appena corsa in quella direzione. –
- La ringrazio, Signore. Starà tornando a casa.
Falco si stupì del rispetto con cui gli parlava quella donna. In fin dei conti aveva solo quattordici anni ed era uno straniero.
- Mi chiamo Falco. Perché mi da del lei?
La donna gli dedicò un sorriso gentile. 
- È un uomo. E il figlio del Generale. È mio dovere mostrarle rispetto. –
Vide i segni dei colpi sulle mani del ragazzino. 
- Mi sembra turbato. –
- Scoprire, dopo nove anni, che mio padre non è morto ma ha semplicemente abbandonato la mia famiglia, non è esattamente la notizia che mi aspettavo di ricevere.
- Non dovrebbe essere felice di sapere che è vivo? –
- Non in queste circostanze. – Sbuffò il ragazzo.
Black panther cercò di comprendere il pensiero del suo giovane interlocutore e non disse nulla; lasciò che decidesse da solo se parlare o meno. Lui decise di tacere. 
Dopo qualche minuto di silenzio, la donna si congedò, osservando che era tardi e che non era prudente restare allo scoperto a quell'ora. Si trovavano pur sempre nel Regno di nessuno. Da questo punto di vista, l'idea di restare solo in un luogo che non conosceva, non entusiasmò Falco. Il ragazzino seguì meccanicamente Black panther e questa, quando se ne rese conto, lo condusse all’infermeria. Giunti all’ingresso la ringraziò gentilmente per l'aiuto ed entrò. Tornando verso il suo rifugio, la donna si imbatté nel Generale, che attendeva il ragazzo nelle vicinanze. 
- Non era poi così inavvicinabile, in fondo. – osservò lui.
- Forse si trova più a suo agio con una figura materna, Signore. –
- È possibile! –
- Con il Suo permesso, Generale. È ora che torni a casa.
La donna si allontanò.
- Black panther! -
Sentendosi chiamare ella si voltò.
- Grazie!
Trasalì a quel ringraziamento così sincero. Comprese che il Generale doveva essere stato davvero in pena per il ragazzo. Lo guardò con dolcezza, come una madre farebbe con un figlio spaventato, e si avviò verso casa. 








Una storia nata da un sogno (Presentazione) - Prologo - Un falco dalle piume argentee (Prima parte) -  Un falco dalle piume argentee (seconda parte) - La sentinella (prima parte) La sentinella (seconda parte) - Come tutto ebbe inizio (prima parte) Come tutto ebbe inizio (seconda parte) - Come tutto ebbe inizio (terza parte) - Come tutto ebbe inizio (quarta parte) - Come tutto ebbe inizio (quinta parte) - Come tutto ebbe inizio (sesta parte) - Come una lepre a marzo - Non è facile fare il papà (prima parte) - Non è facile fare il papà (seconda parte) - Non è facile fare il papà  (terza parte) - Guai in vista (prima parte) - Guai in vista (seconda parte) - Guai in vista  (terza parte) - Guai in vista (quarta parte) - Ritorno a Bosco oscuro  (prima parte) - Ritorno a Bosco oscuro  (seconda parte) - Ritorno a Bosco oscuro  (terza parte) - Sei proprio tu, Papà? (Prima parte) - Sei proprio tu, papà? (Seconda parte) -

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Ciao Sinforosa.
      Il fatto di averti lasciata senza parole mi preoccupa un po' 😅
      Buona serata

      Elimina