lunedì 5 febbraio 2018

Sei proprio tu, papà? (Quinta parte)

Falco d’argento rimase nervoso per l’intera mattinata. Era certo che non gli sarebbe più stato possibile incontrare il figlio, poiché con ogni buona probabilità avrebbe cercato di evitare Bosco oscuro ancora più di prima. All’ora di pranzo, tuttavia, qualcosa gli fece cambiare idea. Mentre le donne servivano la colazione, notò la piccola Pantera osservare di nuovo gli uomini da dietro i cespugli. Solitamente cercava di tenersi il più lontano possibile da loro, invece questa volta sembrava alla ricerca di qualcosa. 
- Ciao Pantera. Cosa fai nascosta lì dietro? – 
Nell’area si sollevò un brusio e Leopardo guardò furioso nel punto osservato dal Generale. Black panther si girò e vide la figlia in mezzo ai cespugli, ma prima che lei o il padre della ragazzina potessero dire qualsiasi cosa, si sentì nuovamente la voce di Falco d’Argento.
- Perché non ti avvicini? Dev’essere una posizione piuttosto scomoda. –
Pantera uscì dal suo nascondiglio a testa bassa, camminando lentamente verso il Generale, che l’aveva chiamata. Evitò di incrociare gli occhi del padre. Aspettandosi una punizione, si scusò con Falco d’argento, tuttavia lui non si arrabbiò. 
- Non stavi facendo nulla di male. Dimmi un po’, cercavi qualcosa?
La ragazzina divenne paonazza fino alla punta delle orecchie e abbassò ancora di più la testa per non farlo notare. Il Generale rise delicatamente. 
- E’ andato via stamattina. Ci hai mai parlato? – Le chiese sottovoce con aria 
complice. 
Lei fece segno di no con la testa, meravigliata dello strano comportamento dell’uomo e imbarazzata ma sollevata dal mancato rimprovero. Il generale tornò ad assumere un tono serio. 
- Va’ pure, Pantera. E non fare nulla che possa mettere nei guai te o tua madre!
La ragazzina corse via, più veloce che poté. 
- Signore, sono mortificato per il comportamento di mia figlia, io… - 
- Stava solo guardando un po’ in giro, Leopardo; non mi ha dato nessun disturbo. Tu sei convinto che m’infastidisca per la sua abilità, ma non è così. Smetti di nasconderla. - si lasciò scappare un sorrisetto – Hai visto la madre di mio figlio. Pensi che Pantera possa farmi adirare così facilmente? Tanto più che lei non ha mai tentato di uccidermi, al contrario di altri nel Bosco. – 
Gli altri uomini risero, ma Leopardo rispose molto seriamente.
- No, Signore. – Titubò un momento. – Per quanto riguarda il tentativo di ucciderla, io eseguivo solo degli ordini, Signore. Non ho mai avuto nulla di personale contro di Lei. - 
- Lascia vivere quella ragazzina, ora. Non potrà nemmeno imparare dalle altre donne se continui a tenerla nascosta.
Pantera era una vergogna per Leopardo. Sebbene molto rare, le donne di Bosco oscuro in grado di usare i propri poteri erano mal viste dagli uomini del Bosco; anche le donne non si fidavano completamente. Da esse era considerata un’offesa al Bosco e un oltraggio alla propria natura di donna. Black panther tentava disperatamente di convincere la figlia a nascondere il suo dono, ma appena ne aveva la possibilità, la ragazza si isolava da tutti e praticava il controllo dell’acqua, cercando di imparare a dominare il suo elemento. Spesso spiava di nascosto gli allenamenti degli uomini, cercando poi di riprodurre i loro movimenti quando nessuno poteva vederla. Era una ragazzina ribelle e intelligente, che non voleva piegarsi alla dispotica prepotenza degli uomini. Proprio per questo motivo entrava spesso in conflitto con il padre e veniva punita severamente. 
La sera, tutte le sentinelle di Bosco oscuro si radunarono nell’area dei pasti, tranne Pantera, ancora tenuta isolata dal padre nonostante le parole del Generale. Le donne stavano preparando la cena mentre gli uomini, terminati i loro allenamenti, attendevano di essere serviti. Falco d’argento, con il figlio Silver hawk al suo fianco, chiacchierava con Dragoon e Golden eagle sorseggiando del sidro e, per riconoscenza, aveva invitato a sedere con loro anche Zebra. A causa della presenza del Comandante, che evidentemente non aveva preso in simpatia i ragazzini, evitarono di parlare dei figli ibridi. Si scambiarono invece commenti sull’andamento degli allenamenti e sulle missioni, oltre che osservazioni su come sarebbe stato meglio procedere per recuperare la reliquia del fuoco ritrovata da Rinoceronte, Echidna, Assiolo e Ghepardo. Gli altri uomini parlavano fra loro di donne, combattimenti e varie avventure. 
Mentre erano tutti insieme in attesa della cena, qualcosa si mosse nell’area intorno all’infermeria. Un’ombra si spostò furtivamente, passando fra i cespugli e dietro i massi, nascondendosi fra gli alberi, facendo attenzione a non fare alcun rumore. Andava silenziosamente da un rifugio all’altro, cercando qualcosa o qualcuno. Facendo estrema attenzione a non farsi vedere, si spostò oltre l’area dei pasti, nel punto in cui Black panther aveva incontrato Falco pellegrino la sera prima. Mentre si allontanava dal punto in cui erano radunate le sentinelle, ebbe per un attimo la sensazione che uno sguardo lo seguisse. D’un tratto si fermò, sentendo alcuni uomini alzarsi per iniziare il turno di guardia. Decise di rinunciare. Cercò di capire da che parte sarebbero andati i guardiani, per valutare come allontanarsi senza farsi scoprire. Ne sentì due incamminarsi nella sua direzione e si nascose dietro un cumulo di massi al limite di una scarpata. Indietreggiò per non farsi vedere e mise un piede in fallo, cadendo giù per il pendio, finendo in uno stagno. Lentamente cercò di uscirne senza causare ulteriori rumori, ma sentì una voce alle sue spalle. 
- Ti sei fatto male?
Si voltò a guardare chi fosse e vide Pantera che gli porgeva la mano per aiutarlo ad uscire dall’acqua. La afferrò e lasciò che la ragazza l’aiutasse. 
- Non sei il figlio del Generale? Pensavo fossi andato via stamattina.
Falco le fece segno di tacere. 
- Ti sentiranno! – disse sottovoce. 
Guardò verso l’alto. Il rumore del suo tonfo in acqua doveva aver attirato le sentinelle. 
- Accidenti! Sarà meglio nascondersi. –
- Vieni con me! –
Pantera lo tirò per un braccio e lo condusse a un enorme albero. Il tronco era cavo e presentava una spaccatura adatta a far passare un ragazzino. Si infilarono nella fenditura e attesero immobili e in silenzio. Le due sentinelle si stavano avvicinando per individuare la fonte del rumore che avevano sentito.
- Che sia di nuovo Pantera? Quella mocciosa non fa che combinare guai. Se il padre la ripesca a utilizzare i suoi poteri, stavolta la sistema per le feste.
La ragazza si acquattò ancora di più. I due uomini si stavano avvicinando all’albero e con ogni probabilità avrebbero notato il piccolo passaggio. Trascorsero degli attimi interminabili, fin quando i due ragazzi sentirono una voce autoritaria e familiare richiamare le due sentinelle di guardia. 
- Si può sapere cosa state facendo qui? –
- Generale! Abbiamo sentito un rumore allo stagno e siamo venuti a controllare, Signore. –
- Un rumore? Sarà stato qualche animale. –
- C’erano delle impronte di piedi, Signore. Erano fresche. –
- Smettete di perdere tempo e tornate al vostro posto! – 
- Sì, Signore!
Falco d’argento lanciò un’occhiata all’albero e se ne andò. 
I due ragazzi attesero che le sentinelle e il Generale si allontanassero e uscirono allo scoperto. 
- Fiuuu. C’è mancato un soffio. – 
Falco pellegrino emise un sospiro di sollievo. Essere trovato lì non gli avrebbe fatto per nulla piacere. 
- Sei tu la ragazza di cui parlavano?
Pantera annuì. 
- Perché ce l’hanno con te? –
- Perché uso i miei poteri senza permesso. A noi donne di Bosco oscuro non è concesso. Invece, ho visto che le vostre lo fanno. –
- Certo che sì, perché dovremmo impedirlo? –
- Non lo so. – ammise la ragazzina. Poi guardò la Luna alta nel cielo e salutò Falco. –Devo andare ora. È tardi. Mio padre mi punirà se non torno subito. 
- Aspetta un attimo, non andare via così! –
- Anche tu dovresti tornare a casa. È molto pericoloso stare fuori a quest’ora.
Se ne andò in fretta, lasciando Falco a guardarla sconsolato. Il giovane ibrido si guardò intorno per individuare la strada di casa, ma dopo pochi passi sentì un flebile grido provenire dalla direzione in cui si era allontanata Pantera. 
Istintivamente corse verso di lei e la trovò bloccata, con la bocca tappata, da due sentinelle oscure a caccia. Si mise in guardia, deciso a combattere. 
- Ma guarda chi abbiamo pescato stasera: Romeo e Giulietta. Quella divisa dovrebbe essere incompatibile con questi luoghi, ragazzino. –
- Lasciatela andare immediatamente!
Il cacciatore più grosso lasciò Pantera all’altro e si diresse minaccioso verso Falco pellegrino. 
- No, credo che non lo faremo. Al contrario, prenderemo anche te. Siamo stati fortunati: avremo un pasto abbondante, questa notte! –
Lanciò verso il ragazzo una serie di lamine di pietra acuminate come pugnali, ma lui le intercettò con altrettante sfere di ghiaccio. 
- Sono spiacente, ma ho tutte le intenzioni di lasciarvi a digiuno. – Lo punzecchiò il ragazzo. 
Evitati gli attacchi, Falco balzò indietro e colpì a sua volta. Sollevando una mano dopo l’altra, richiamò a sé il potere della neve, bombardando gli avversari con una pioggia di palle di neve. Per proteggersi dal fastidioso attacco, il secondo cacciatore mollò la presa, lasciando cadere Pantera. 
- Scappa, qui ci penso io! – 
La ragazzina corse a nascondersi, mentre la giovane sentinella continuò ad affrontare i nemici. Uno dei due, furioso, cominciò ad agitare un enorme pungiglione, fino a quel momento nascosto dietro la schiena. 
- Ora vediamo come te la cavi, moccioso!
Cominciò a sferrare un attacco dietro l’altro e Falco fece fatica a non farsi colpire. 
Concentrato sulla propaggine velenosa della sentinella oscura, perse di vista il secondo cacciatore. Questo lo sorprese avvinghiandolo e immobilizzandolo con delle robuste liane. Falco cercò di divincolarsi, ma vide il pungiglione del cacciatore arrivargli addosso. Poco prima che lo colpisse, Pantera saltò alle spalle della sentinella oscura, afferrandola dal collo. Questa se la scrollò di dosso e la scaraventò su Falco. Lei tentò di usare i suoi poteri per attaccare, ma non riuscì a ottenere nulla di più di un flebile getto d’acqua. 
- Ti ringrazio, ragazzina, avevo giusto bisogno di una rinfrescata. – Ghignò il cacciatore. 
Mentre l’altro tratteneva il giovane scudo, lo scorpione si avvicinava sempre più minaccioso ai due ragazzini ormai pronti al peggio. Un gigantesco falco di ghiaccio apparve dagli alberi, afferrando i due cacciatori fra le zampe e sollevandoli tre metri da terra. Falco d’argento, a cavallo del rapace, schioccò le dita aprendo un varco sotto di loro, saltò giù dalla gelida creatura e la dissolse con un cenno della mano, facendo precipitare nel passaggio le due sentinelle oscure. Appena il varco si fu richiuso si voltò verso i due ragazzi, che avrebbero preferito far da pasto ai cacciatori, piuttosto che dover affrontare il Generale. 
- Pantera, vai in infermeria e fatti visitare da Zebra, poi torna a casa! Questa volta eviterò di far sapere i dettagli dell’accaduto a tuo padre. -
La ragazza obbedì senza osare sollevare gli occhi. 
Lo sguardo di Falco d’argento, tagliente come una lama di bisturi, si posò sul figlio. 
- Hai così tanta fretta di morire da riprovarci subito? –
- Me la sarei cavata anche da solo! –
- Certo… - tacque un momento e continuò. - Non avrei mai potuto credere che esistesse qualcuno più ingrato di tua madre.
Il ragazzino sbottò. 
- Non ho alcun motivo per esserti grato!
Diede un forte spintone al padre e corse via per tornare a casa. Falco d’argento lo seguì con gli occhi finché non scomparve alla sua vista. Sospirò rassegnato e chiamò il suo familiare, uno splendido esemplare maschio di falco pellegrino. Il rapace gli si posò su uno spesso guanto che portava al braccio. Egli lo carezzò con due dita sotto il collo e fino al petto. 
- Remigante, so bene che non ami volare di notte, ma ti prego di assicurarti che il nostro giovane innamorato arrivi a casa sano e salvo.
Il rapace prese il volo, osservando dall’alto il suo obiettivo, senza mai perderlo di vista fin quando non fu al sicuro nel proprio letto.

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