martedì 17 maggio 2016

Un falco dalle piume argentee (seconda parte)








-     Ma dove sono finito? -
Il rapace si guardava intorno stordito, cercando di ricordare cosa fosse successo. Poi si rese conto dello spazio ristretto che lo circondava e fu colto dal panico. Cominciò ad agitarsi sbattendo da una parte all’altra sulle pareti del piccolo ricovero, finché, resosi conto che era una fatica inutile, cercò di calmarsi e prese a respirare profondamente. Ebbe ancora un fremito, poi tentò di concentrarsi.
- L’aria passa dai buchi di quello sportellino. Sembra a scorrimento, forse con un po’ di attenzione posso riuscire ad aprirlo. –
Si avvicinò allo sportello della gabbia, lo afferrò con il becco e tentò di sollevarlo, ma quello era pesante e lui troppo debole per spostarlo. Infilò allora la testa attraverso i buchi respirando a pieni polmoni. Certo, essere claustrofobico era una bella seccatura in una situazione simile. 
Si guardò intorno cercando di capire dove fosse: intorno a lui c’erano solo contenitori come quello in cui si trovava, il muro ed una porta socchiusa. 
- Ma che razza di posto è questo? E chi erano quelle persone? –
Dei dottori. – rispose una voce sopra di lui.
Non poteva vederlo attraverso le pareti, ma intuì che doveva trattarsi di un animale abbastanza grosso.
Dei dottori? – chiese?
 – rispose lo sconosciuto – quando sono sbattuto contro quell’aggeggio che gli umani usano per spostarsi, alcuni di essi mi hanno trovato e portato qui, poi quella femmina mi ha curato le ferite. L’occhio lo avevo perso già da tempo, ma è riuscita ad aggiustare la mia zampa. Non so che intenzioni abbia successivamente, però. –
Non conosceva le sue intenzioni? C’era ben poco da stare allegri, allora.
- Ma tu… chi sei? –
- Sono Atlante, un gufo reale. -
- Da quanto sei qui? – 
- Be’, saranno una ventina di giorni. Non si sta molto comodi, tuttavia non mi hanno mai fatto mancare il cibo, né l’acqua e mi hanno sempre mantenuto pulito. –
Il falco pellegrino rimase in silenzio. L’idea di restare lì dentro per venti giorni non lo allettava di certo, ma almeno sapeva che gli umani non gli avrebbero fatto del male. Sempre meglio che finire nelle mani di quelli che lo inseguivano. 
Era ancora assorto nei suoi pensieri con la testa fuori dal cancelletto del ricovero, quando sentì una voce esclamare:
- A quanto pare ti sei ripreso! –
La ragazza lo fissava sorridente da davanti alla porta, ben lieta di vederlo già in piedi.
- Che ci fai con la testolina fuori dalla gabbia? Be’ non importa. Ti ho liberato una di quelle termostate, così potrai stare al caldo e ti riprenderai più rapidamente; prima però facciamo una bella lastra per capire quanto sei messo male – 
Al caldo? Un brivido di terrore lo percorse mentre la osservava infilare dei grossi guanti di cuoio per afferrarlo.
- Non sei cattivo, vero? Meglio non rischiare però, quegli artigli non sono affatto invitanti –
Si dimenò e cercò di scappare, ma lei lo afferrò con prontezza e decisione. Poi si avviò verso l’altra stanza con lui stretto nelle mani.
- Non devi avere paura, giovanotto, non voglio farti male, sai? Voglio solo aiutarti! –
Già, aiutarlo. Lei non si rendeva conto che gli avrebbe fatto fare la fine del pollo arrosto mettendolo in una gabbietta riscaldata.
Effettuata l’RX, l’umana si avviò per depositarlo nel ricovero che aveva predisposto, ma poco prima che ciò avvenisse lui riuscì a liberare l’ala sana e, mentre si divincolava, le sferrò una forte beccata sul braccio nel punto in cui non era protetto dal guanto. A causa del dolore lei lasciò la presa ed il falco ne approfittò per saltellare al riparo.
- E no, non si fa così! Rischi di peggiorare le tue ferite. Su, vieni qui, non ti agitare. –
Mentre lei tentava di afferrarlo, lui continuava a scappare da una parte all'altra, infilandosi sotto tavoli ed armadi e ragionando il più velocemente possibile su come uscire da quella incresciosa situazione. Non poteva scappare in eterno, ma nemmeno poteva permettersi di finire in un ambiente riscaldato.
Le forze cominciavano ad abbandonarlo nuovamente, così da indurlo a prendere una decisione, una via che avrebbe volentieri evitato, ma sapeva di non avere altra scelta. Scivolò fuori da sotto il mobile scelto come rifugio e rimase fermo per un momento. Lei lo vide e, nel momento esatto in cui tentò di afferrarlo, fu travolta da una gelida ondata di luce celestina e sbalzata indietro, contro il muro. Abbagliata e stordita dalla botta, strizzò gli occhi un paio di volte per rimettere a fuoco la vista, poi sollevò lo sguardo nella direzione del rapace e rimase senza parole…





Per le altre parti:

Una storia nata da un sogno (Presentazione) - Prologo - Un falco dalle piume argentee (Prima parte) -  Un falco dalle piume argentee (seconda parte) - La sentinella (prima parte) La sentinella (seconda parte) - Come tutto ebbe inizio (prima parte) Come tutto ebbe inizio (seconda parte) - Come tutto ebbe inizio (terza parte) - Come tutto ebbe inizio (quarta parte) - Come tutto ebbe inizio (quinta parte) - Come tutto ebbe inizio (sesta parte) - Come una lepre a marzo - Non è facile fare il papà (prima parte) - Non è facile fare il papà (seconda parte) - Non è facile fare il papà  (terza parte) - Guai in vista (prima parte) - Guai in vista (seconda parte) - Guai in vista  (terza parte) - Guai in vista (quarta parte) - Ritorno a Bosco oscuro  (prima parte) Ritorno a Bosco oscuro  (seconda parte) - 

Nessun commento:

Posta un commento